lunedì 9 marzo 2009

La favola di Mida


Il re Mida è divenuto proverbiale per la sua capacità, ottenuta da un dio, di trasformare in oro tutto ciò che toccava.
La sua ingordigia improvvida non gli aveva fatto scorgere l'insidia, nascosta dietro il dono, apparentemente invidiabile: da quel momento in poi, Mida,pur circondato da tesori di inestimabile valore, cominciò a morire di fame. A lungo supplicò e pianse, per farsi annullare la prodigiosa facoltà, fino a che Zeus, il magnanimo, lo accontentò.
Mi è tornata in mente questa favola antica nell'ascoltare le proposte avanzate contro la crisi dai Mida d'oggigiorno: non disponendo di un dio elargitore di aurei prodigi, si limitano a voler trasformare in cemento tutto ciò su cui riescono a mettere gli occhi. Dio ci scampi dal momento in cui ci accorgeremo, come Mida, che il cemento non è commestibile e che il danaro, di per sè, non ci garantisce nè il cibo, nè l'aria, nè l'acqua di cui abbiamo assoluto bisogno.
In un episodio successivo a Mida crebbero due enormi orecchie d'asino... ma questa è un'altra storia.

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