
Da molte parti della società civile, non solo, e per fortuna, da parte degli irriducibili ambientalisti, si va formando un movimento di protesta contro il dissennato consumo dei suoli.
Per un malinteso e ormai superato concetto, per altro condiviso da buona parte della pubblica opinione, anche locale, pare che sia l'edilizia a fornire il volano per lo sviluppo economico e il progresso incondizionato delle comunità umane. Lo straordinario incremento del numero di unità immobiliari negli ultimi 20 anni ( si parla di un aumento del 60%, nella costruzione di nuovi edifici)non solo non ha abbassato la pressione abitativa, la "fame" di alloggi, ma ha portato alla bolla speculativa che è scoppiata di recente, lasciando macerie economiche per le quali ora si invoca il sussidio pubblico.
La spiegazione, non nostra, ma fornita da illustri economisti,va ricercata nella tipologia delle costruzioni, rivolte a quello strato sociale definito di "ceto medio", che ha affrontato l'investimento immobiliare fidando sui mutui e sulla rivalutazione all'infinito dei propri alloggi, in un mercato drogato da continui rialzi di prezzo e allo sviluppo dei mastodontici "Centri commerciali", ora in crisi da calo di consumi.
Sappiamo come è andata a finire: i tassi dei mutui si sono rialzati fino a rendere così onerosi i rimborsi che una quantità di alloggi e edifici commerciali è ritornata sul mercato, per insolvenza dei firmatari.
Questo dovrebbe calmierare i prezzi, ma la tipologia speculativa degli investimenti immobilari tiene congelate queste unità abitative, in attesa della ripresa del mercato.
Ci si perdoni questa analisi approssimativa e fatta a braccio, che ci serve soprattutto per sottolineare che la grande quantità di cemento che è stata versata a piene mani sul territorio vede, come risultato finale, vuoti, sfitti e invenduti gran parte degli edifici costruiti.
Ben vengano le iniziative popolari che cercano un'inversione di tendenza, opponendosi all'assalto alla diligenza degli immobiliaristi a caccia di nuovi e più remunerativi affari e di Amministratori Comunali preoccupati a far cassa con la spoliazione degli ultimi brandelli di verde incontaminato.
Al Link sottoindicato potrete trovare la petizione promossa dalla campagna "STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO" partita dal Piemonte e allargata a tutti gli uomini di buona volontà.
http://areaterritorio.wordpress.com/2009/01/14/stop-al-consumo-di-territorio/
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