lunedì 26 gennaio 2009

Ecologia di lusso


"Il cashmere è una fibra rara e preziosa, dotata di proprietà straordinarie. Si ottiene esclusivamente dal vello della capra Hyrcus, originaria delle regioni montuose dell'Asia ed ora localizzata per lo più nella parte settentrionale della Cina, in Mongolia, Iran ed Afghanistan.
Per sopravvivere in un habitat ostile, con inverni rigidi ed estati torride, la capra Hyrcus ha sviluppato sotto il vello esterno, più grossolano, un sottovello denominato duvet.
Questo è il cashmere, una fibra di incredibile leggerezza, morbidezza e finezza - intorno ai 14-15 micron (millesimi di millimetro), caratterizzata da un'elevatissima capacità di isolamento termico sia dal freddo sia dal calore."

Mi chiederete "Beh, che c'entra il cashmere con l'ecologia?"
C'entra, eccome!
Spulciando qua e là sui giornali, in cerca di qualche notizia meno funerea di quelle che la cronaca ci sottopone quotidianamente, mi sono imbattuta in questa: il cashmere italiano è il più ricercato, quotato (e pagato) del mondo.
A nulla valgono i tentativi di imitazione, compresi l'acquisto dei macchinari e delle tecnologie nostrane, fallisce anche il reclutamento a peso d'oro dei nostri tecnici; il cashmere italiano rimane il più morbido, di gran lunga il più lucente e sericeo delle numerose imitazioni che circolano sul mercato. Anche la Cina, che pure è la fonte della materia prima, come si evince dal trafiletto citato in calce, ha dovuto arrendersi all'evidenza e rinunciare ad ottenere un prodotto pari a quello made in Italy. La spiegazione di questo piacevole mistero sta nella zona di produzione del cashmere italiano: le valli alpine e subalpine intorno a Biella, dove il filato viene lavorato utilizzando l'acqua dei torrenti locali per i ripetuti lavaggi necessari alla realizzazione del prodotto finito. L'acqua del Cervo e dello Strona non è solo di provenienza purissima, ma rimane tale anche a valle degli insediamenti industriali, prova di una corretta pratica di depurazione e recupero di residui inquinanti. Pare che in Cina non si riesca a fare altrettanto, perchè i corsi d'acqua utilizzabili sono irrimediabilmente già compromessi.
La salvaguardia della purezza delle acque si rivela il "valore aggiunto" che permette alle nostre industrie laniere di tenere il mercato anche in momenti di grande pressione competitiva globale.
Meditiamo, gente, meditiamo!

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