
Spero che le informazioni che sto per darvi suscitino la vostra legittima preoccupazione e un po' d'indignazione, a meno che non siate costruttori edili o amministratori che devono far cassa con gli oneri di urbanizzazione: negli ultimi 15 anni in Italia sono spariti più di 3 milioni di ettari ( 1 ettaro=10.000 metri quadrati)di superfici libere da infrastrutture e costruzioni. Per farci un'idea: un'area più grande di Lazio e Abruzzo messi insieme. In questi anni, perciò, è come se ci avessero sottratto due regioni e le avessero adibite a condominio.
Nonostante l'enormità di questa realtà, nessuno sembra , non dico inorridire, ma nemmeno dispiacersene eccessivamente! Più della metà dei suoli così "consumati" erano terreni agricoli, cioè la fonte primaria dell'economia di uno stato responsabile, che producevano il nostro cibo che, nonostante tutti i progressi tecnologici, ancora deve essere coltivato e allevato in campagna. So che una diffusa convinzione sostiene che non ci può essere progresso economico, se non si costruisce, ma l'utile dello sperpero dei territori è davvero distribuito sulla popolazione o va a vantaggio di pochi, che si arricchiscono in misura imbarazzante? Il consumo annuo medio di suoli è addirittura cresciuto rispetto agli anni del boom economico del Paese, e, dal 1950 ad oggi, abbiamo perso il 40% dei terreni liberi.
C'è stato tutto un proliferare non solo di eco-mostri, ma anche di eco-mostriciattoli, lungo le vie, sulle colline, sulle coste e i litorali, in un progressivo sacrificio dello spazio e del bene comune in cambio di una valanga di denaro che ha preso la via di tasche più o meno note.Uno scempio senza fine che pregiudica la qualità della nostra vita prima ancora che la nostra coscienza ecologica. Possiamo verificare anche localmente l'emergenza di queste osservazioni: in questi decenni le costruzioni private e pubbliche ci hanno "rosicchiato" gli spazi verdi, facendo spuntare qui un parcheggio, là un supermercato, più in giù una serie di villette a schiera o un condominio e ciò senza che la pressione abitativa sia minimanente diminuita, che i prezzi delle case siano diventati accessibili, che l'economia locale abbia smesso di dipendere dal frontalierato. Si invoca la destinazione turistica del nostro paese, ma stiamo sacrificando esattamente il capitale che abbiamo a disposizione: luoghi suggestivi, verde e tranquillità, aria e acqua pulite. Quanto alla costruzione di mega-alberghi di lusso sullo Stretto, pare che, alla fine, si sia rivelata la vera natura del progetto: ancora appartamenti privati, circa una sessantina.
Il commento che mi è stato riferito ( voglio sperare che non sia fedele alle dichiarazioni dell'amministratore che pare lo abbia fatto) è stato : "Non era meglio l'albergo? Così imparano gli ambientalisti!"
Quasi che l'aver evitato il sorgere di una mega-struttura speculativa sia una sconfitta e non un merito e che lo stravolgimento del paesaggio, a qualunque titolo, non sia un danno per tutta la comunità, ma solo per gli ambientalisti!
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