
Mentre bevo il caffelatte del mattino, guardo fuori e vedo "il profilo dei monti col sole al dilà",come canta Chico Buarque, e la vista mi riconcilia sempre con il mondo.
Da qualche tempo, però, il profilo dei monti sopra Figino è cambiato e, non lo nascondo, la cosa mi infastidisce come una carie nei denti davanti di un uomo.
Hanno sbancato, disboscato... non so, da questa distanza non si riesce a capire, ma la linea ondulata che fungeva da quinta alla Sighignola è ora bruscamente interrotta da uno stop ( alberi d'alto fusto?) e poi riprende , come corrosa da chissà quale tarlo e, segnale inequivocabile, spuntano i bracci di una gigantesca gru.
Il danno è umano, dunque, non una strana morìa di faggi e carpini.
L'edificio che occhieggiava fra il verde del bosco è stato abbattuto e, al suo posto, ne sorgerà sicuramente un altro. Quanto grande, o più grande, non saprei.
Chi, come me, è cresciuto a Lavena ricorda certo la costruzione che nomino: negli scorsi anni era stata ampliata, poi ha preso fuoco (?), è stata abbandonata e ora demolita.
Quand'anche l'edificio tornasse come prima, il monte, visto da qui, non sarà più lo stesso, almeno per qualche centinaio di anni.
Malinconie sentimentali, forse, ma lo stravolgimento del paesaggio è pur sempre uno sfregio sulla faccia dei nostri monti "sorgenti dall'acque ed elevati al cielo" tanto per finirla con un'altra citazione amarcord.
Anche i comuni ticinesi piangono, evidentemente.
Nessun commento:
Posta un commento