Partecipazione alla seconda conferenza di Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano facente parte del Piano di Governo del Territorio, ai sensi della legge regionale 12/2005 e s.m.i. (VAS) del 14.02,2013
Il nostro intervento si rifà a due affermazioni già udite in questa stessa Sala, l’una dall’estensore del Piano, parte integrante del PGT prossimo venturo, Arch. Marchi e l’altra da parte della Dott. Raimondi, alla cui cura dobbiamo questo documento di VAS.
Nel corso della presentazione del Piano dei Servizi, l’Arch. Marchi ebbe a rilevare che, a proposito dell’edificazione “ il territorio si presenta evidentemente saturo”.
Nel corso della prima conferenza sulla VAS, la Dott.ssa Raimondi ebbe a sottolineare che “la pressione antropica, specialmente sulla fascia perilacuale si dimostra eccessiva” e che “ è necessario preservare le zone ancora naturali e, se possibile, rinaturalizzare quelle modificate in passato”.
Ora, sulla base di queste due dichiarazioni, fatte da esimi tecnici e non da rappresentanti di Legambiente, ci risulta difficile considerare corretta la valutazione di coerenza interna ed esterna, tra gli obiettivi proposti dalle indicazioni Regionali e Provinciali, dalla VAS e dal Documento di Piano e lo scenario che prefigura l’attuazione degli stessi nel PGT.
Passando ad un’analisi più puntuale rileviamo:
Obiettivi
1- Contenimento del numero dei residenti e determinazione degli aumenti di cubatura
residenziali a mezzo di operazioni di completamento in comparti esistenti e di
migliore utilizzo di edifici decadenti o degradati . (pag.16-VAS Relazione non tecnica- Idrogea)
A fronte di questo obiettivo, abbiamo potuto osservare la proposta di ben 5 aree a verde, alcune perfino di destinazione agricola, ( AT1) che saranno passibili di trasformazione, con destinazione abitativa e ricettiva, (AT5) esasperando il consumo di suolo vergine ( il cui risparmio è raccomandato da disposizioni regionali) senza che vi siano espliciti riferimenti per l’incentivazione delle iniziative volte ad attuare la seconda parte di questo intento, cioè il recupero degli edifici decadenti, presenti nel centro storico di entrambi i nuclei abitativi. Né è accettabile, dal nostro punto di vista, la “mitigazione” con l’impianto di specie arboree, sia pure autoctone, di permessi ad edificare che vadano a ledere aree naturali o paesaggisticamente pregiate.
Legambiente chiede la rivalutazione rigorosa e critica di tutte le aree identificate come di possibile trasformazione (AT), nell’ottica di determinarne l’effettiva necessità di trasformabilità senza essere di pregiudizio per l’ambiente, il paesaggio e la qualità della vita degli abitanti. Legambiente chiede che le direttive regionali che riguardano la conservazione delle aree boscate, comprese quelle in cui “di fatto” si sia stabilito un ecosistema di tipo boschivo, siano assolutamente conservate come tali, anche se accatastate con categorie diverse, per intervenuta obsolescenza delle classificazioni medesime.
2-Incentivazione d’interventi già programmati e dotati di diritto edificatorio concordato( ibidem)
A questa dichiarazione, di per sé inquietante, se riferita ad una presunta “incentivazione a costruire”, in netto contrasto con quanto si scrive più sopra, diamo l’interpretazione che si intenda stigmatizzare la lentezza con cui i cantieri, sollecitamente aperti in pieno centro abitato, portano a termine i lavori per cui hanno ricevuto legale permesso. Ciò, infatti,contraddice a questo principio, essendo evidente che i termini di legge entro i quali tali lavori andrebbero ultimati, vengono spesso procrastinati o disattesi senza particolari interventi di sanzione. Prendiamo questo obiettivo come auspicio per un futuro che speriamo assolutamente più rigoroso della situazione attuale.
3- Recepimento degli elementi costitutivi del piano coordinato sull'uso del territorio
redatto nell'ambito del progetto Interreg “Il ponte che unisce” con la messa a
sistema dell'assetto viario e ferroviario in modo da favorire il trasporto pubblico e
diminuire l'incidenza del trasporto privato ( ibidem)
Riteniamo che le soluzioni prefigurate siano poco più di un palliativo, che, senza risolvere le criticità più evidenti e sottolineate ( traffico auto private, rumore, scarsa qualità dell’aria) non rivelano una lungimiranza volta almeno ad entrare nell’ordine di idee di preordinare una soluzione futura. La situazione attuale, aggravata dalla presenza del punto vendita di grande distribuzione che incrementa il flusso auto sulla direttrice N-S ( dalla SS 233), non troverà soluzione con la possibilità di usufruire del trasporto pubblico Elvetico, sino a che non vi siano altrettante occasioni di trasporto pubblico efficiente anche dal comprensorio italiano limitrofo, senza intasare il centro di Ponte Tresa e senza dover sacrificare altro territorio alla realizzazione di parcheggi mono o multipiano.
Legambiente chiede l’avvio di un serio abboccamento interlocutorio con gli enti sovraordinati
( Stato,Regione e Provincia) allo scopo di poter pianificare soluzioni definitive al problema del traffico cittadino, anche se esse si proiettino in un tempo più o meno lontano nel futuro. Riteniamo che questo aspetto del PGT, così come presentato, sia del tutto inadeguato.
4- Incentivazione delle attrezzature ad uso collettivo sulla montagna e sulle rive del lago e della Tresa. (…)Continuità tra i vari settori costieri sia la cucitura tra ambiente lacustre e retrostante ambiente montano/boschivo(...)Creazione di percorsi diretti al lago (ibidem)
Questi obiettivi appaiono difficilmente conciliabili perfino con i citati Piani Regionali e Provinciali e con l’ adeguamento alle prescrizioni del Piano Ittico Provinciale per l’area del “Canneto di Lavena”(ib) che recitano:
“ Sulla base di quanto evidenziato dal quadro conoscitivo acquisito in riferimento alle acque lacustri e della loro popolazione ittica , emerge che le priorità d’intervento per i bacini lacustri riguardano:
- il miglioramento della qualità delle acque
- (omissis)
- L’incremento dei canneti e la limitazione degli interventi di antropizzazione dei litorali. (Art.3.2.2 pag.10 doc . citato)
Questo argomento, secondo noi, è quello che taglia la testa ad ogni iniziativa volta a portare modificazioni antropiche al litorale del Ceresio, alla realizzazione di opere più o meno invasive che non tengano conto della possibilità di integrare con percorsi ciclo-pedonali il tracciato delle vie urbane ed extraurbane ( SP 61) già presenti in zone limitrofe, lasciando la fascia più intimamente connessa al Canneto fuori dalle pretese di fruizione di massa , che si risolverebbero in un inutile inquinamento a ricalcare la situazione precaria ( per presenza di rifiuti e la diffusa rattizzazione) del canneto in fregio all’attuale Lungo Lago.
Legambiente ritiene che sia contraddittorio progettare interventi di “sistemazione delle rive del lago e della Tresa” e la “realizzazione di vari altri sentieri e percorsi” che vadano a incidere proprio su quelle arre ancora naturali che, a parole della VAS, sono da preservare in quanto tali e, caso mai, da incrementare con la rinaturalizzazione delle zone già antropizzate, posto che sia possibile.
Legambiente chiede che si anteponga la conservazione delle zone naturali a qualsiasi altro obiettivo, dichiarandosi disponibile a suggerire e cercare soluzioni alternative che offrano la possibilità di godere dello straordinario ambiente paesaggistico del nostro comune, senza comprometterne l’integrità.
Per quanto riguarda la qualità delle acque e la crisi dell’approvvigionamento idrico già in corso, prendiamo atto della dichiarazione della Dott.ssa Raimondi della seria intenzione di approfondire preventivamente i problemi posti dalla ormai quasi raggiunta saturazione nel numero di Abitanti Equivalenti depurabili dall’impianto attuale, riservandoci di rimandare altre osservazioni a studio terminato.
Tuttavia Legambiente chiede che si faccia chiarezza su alcune dichiarazioni riportate nel rapporto di VAS in particolare:
- Il rilievo e mappatura georeferenziata della rete di smaltimento e approvvigionamento delle acque
commissionato dal Comune nel 2006 evidenzia come la rete fognaria presenti ancora ampi tratti di linea
mista (acque nere e bianche) Lo stato complessivo della rete fognaria è risultato buono, accanto tuttavia
ad alcune problematiche locali quali allacciamenti privati degli scarichi fognari nella rete delle acque
bianche, alcune delle quali in fase di risoluzione. ( doc citato pag,12)
Lo sdoppiamento della rete ( obbligatorio entro il 2016) non viene citato nel Piano delle Opere Pubbliche del prossimo triennio, e, ciononostante si dichiara che vi sono anomalie, scarichi e sfioratori che “dovrebbero” entrare in funzione solo in emergenza, mentre è notorio che così non avviene, mentre la risoluzione delle anomalie è “avviata” da almeno tre anni e ancora non se ne vede il termine.
Legambiente chiede di procedere immediatamente alle soluzioni indicate e di inserire lo sdoppiamento delle fognature fra le opere pubbliche di massima priorità.
- APPROVVIGIONAMENTO IDROPOTABILE
L’approvvigionamento idrico del Comune di Lavena Ponte Tresa è assicurato da 3 pozzi, dalle captazioni
di due sorgenti e saltuariamente da una captazione a lago, tutti elementi caratterizzati dalle rispettive zone di rispetto. ( ibidem)
La captazione a lago non è saltuaria, ma assente dal 2005, le zone di rispetto intorno ai pozzi vanno implementate con ulteriori perimetri di prudenza, vista la situazione di precarietà del servizio di potabilizzazione, spesso sottolineato da ordinanze di divieto di consumo alimentare delle acque dell’acquedotto.
Legambiente chiede che la situazione della rete idrica venga ripensata in senso globale, non solo per limitarne la notevole dispersione, ma per assicurare una fruizione continua, sufficiente e salubre dell’acqua pubblica.
Legambiente auspica che le diverse obiezioni portate abbiano a stimolare la riflessione degli estensori del PGT nell’ottica di adeguare con una maggiore aderenza la componente attuativa all’enunciazione dei principi teorici e al rispetto di tutti quei vincoli di natura cautelativa della preservazione del paesaggio, della sua sicurezza e della sua piena e reale valorizzazione.
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