domenica 6 gennaio 2013

Un buon investimento

Torniamo a parlare del quartiere Villa di Lavena, quella parte del paese che sta alle spalle del vecchio Lungolago XXV aprile ed è considerata, da turisti e non, una specie di fatiscente "quinta" che la definizione di pittoresca cerca solo di promuovere con un delicato eufemismo. Gli edifici vetusti, i vicoli stretti e di dubbia pulizia, alcuni ruderi cadenti, altri restauri mai terminati e, da ultimo, i cantieri aperti e deserti, malinconicamente abbandonati a se stessi, ne fanno un percorso che parla di squallore e di incuria. In questa desolazione spicca, inaspettata, una bella eccezione: si tratta dell'edificio ad angolo tra la via Zanzi e il Vicolo del Mor Porrino, o, come risulta dallo stradario comunale, Via Covini Pietro, morto per la Patria. La casa in questione era grigia, buia e poco gradevole alla vista come quasi tutte le costruzioni che si affacciano su questo vicoletto, da tempo ( novembre 2010, come spiegano i cartelli sbiaditi, apposti in un angolo poco visibile, sull'ingresso del cantiere alla ex-Tresa plastica o ex- filanda che dir si voglia)ulteriormente ristretto dalle precarie recinzioni dei cantieri di cui sopra. Vecchie stalle in pietra, cortiletti poco soleggiati e un sentore di latrina per cani, ignorata dagli incaricati della pulizia stradale, affliggevano questa bistrattata stradicciola, che porta nella vecchia toponomastica, il ricordo delle "bigattere" e degli indispensabili gelsi, fonte di nutrimento per i bachi da seta, materia prima del Banco Seta che sorgeva lì vicino, proprio nella ex-filanda. Memorie antiche, ignorate dai più, che non hanno cittadinanza nel nostro paese, tutto volto alla trasformazione, se non alla cancellazione, del proprio passato. Bene, la casa ad angolo di Vicolo del Mor Porrino è rinata a nuova vita, recuperata con un intervento che ne ha completamente trasformata la fisionomia, dandole un aspetto pulito e, addirittura, quasi elegante. Le finestre riquadrate da una modanatura sobria, la facciata scandita da fasce di colore contrastante, il tetto di nuove tegole, ne fanno un'irriconoscibile, civile, abitazione che si affaccia sulla desolazione del cantiere deserto. Quanto poco ci vorrebbe per trasformare tutta quella zona in un piacevole dedalo di bottegucce artigiane, laboratori di ceramica o di ferro battuto, gastronomie o enoteche ad uso dei turisti... valorizzandone l'aspetto simpaticamente rétro, con un intervento che fosse al contempo rispettoso della storia locale e lungimirante sul versante economico. Vengono da rimpiangere certe strade dei borghi toscani, dei paesi delle colline emiliane o piemontesi, dove la storia viene sfruttata a beneficio degli abitanti, per integrarne il reddito con un turismo intelligente e non esclusivamente " da evento", dove l'accezione "eventuale" non vuol essere un complimento. Temiamo, invece, che la bella trasformazione della casa sul vicolo rimanga un'eccezione alla regola della speculazione per la speculazione, senza nessun riguardo per questo centenario angolo di Lavena. Se altri seguissero l'esempio del restauratore di via Covini, potremmo assistere ad una vera rinascita di tutto questo quartiere, con conseguente rivalutazione anche degli investimenti immobiliari fatti qui. Supponiamo che questa preoccupazione dovrebbe investire anche coloro che si accingono a discutere ed adottare il nuovo Piano di Governo del territorio, avviandolo ad uno sviluppo sostenibile nel rispetto della tradizione, per cui la valorizzazione dell'esistente non riveste un aspetto secondario. Questo per ribadire che Ceresium non è contrario per partito preso alle pratiche edilizie, ma solo a quelle che stravolgono e distruggono il tessuto di storia e estetica e che avviliscono e snaturano il paesaggio. Nelle immagini esempi di recupero pubblico e privato di costruzioni rustiche in Piemonte

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