
Uno degli appunti o delle critiche più frequenti che si fanno agli ambientalisti o, comunque, a coloro che si (pre)occupano della salvaguardia del territorio è quello di "frenare" lo sviluppo e bloccare il progresso dell'economia, misurando l'uno e l'altro sulla quantità di modifiche e stravolgimenti apportati al territorio che ci circonda.
Abbiamo avuto recentemente, con l'amara e tragica esperienza dei crolli nel modenese, la prova che tutto ciò che si costruisce, in qualsiasi territorio, deve essere pensato e realizzato nella previsione degli eventi naturali più rischiosi, anche per quelli che si ipotizzano soltanto.
Abbiamo imparato, a spese nostre e delle popolazioni residenti, che uno studio geologico attento e meticoloso è il primo passo per tutte quelle pratiche virtuose ( normative edilizie, zone di rispetto,creazione di terreni golenali ecc ecc)che servono a preservare beni e vite umane nel momento dell'inopinata catastrofe.
Come scorrono i fiumi, come si collocano le falde, quale sia la natura dei sedimenti, delle rocce, in una parola, quale sia la carta identitaria idro-geologica di un ambiente è la prima e basilare conoscenza che si deve avere e il dato di cui tenere conto prima di qualsiasi intervento ambientale.
Vediamo la palazzina nella foto ( da varesenews)in bilico sul fronte di una frana che, alla lettura dell'immagine, appare aperta nel fianco di un accumulo incoerente di sabbia e ciottoli, tipico dei terreni alluvionali.
Il fronte della frana si è allargato all'improvviso con le piogge di questi giorni. Il proprietario Giuliano Rovelli denuncia: «Questa mattina - afferma- in un'ora e mezza la frana si è mangiata 30 metri. Tutto il nostro giardino è finito nel fiume, il Ticino è un'onda marrone di detriti. E' uno spettacolo sconvolgente e adesso rischia tutta la zona sud di Somma Lombardo».
Le immagini sono sconvolgenti, la casa è ormai aggrappata a pochi strati di terra e davvero, se non smetterà di piovere, potrebbe crollare da un momento all'altro. Lo smottamento è stato causato da una falla nei tubi che passano sotto la montagna.
Riportiamo parte dell'articolo per sottolineare, a nostro avviso, l'affermazione più sconvolgente che si fa nelle ultime due righe. C'è stato, dunque, l'interramento di un corso d'acqua che, passando attraverso la zona, confluiva evidentemente nel fiume Ticino. Si è pensato che incanalare quello che era, probabilmente, un rigagnolo avrebbe potuto esssere un modo poco impegnativo per recuperare terreno edificabile. Si è permessa la costruzione di questa e, magari, anche di altre case in una zona "altamente rischiosa" per la particolare conformazione del suolo. Ora, per i noti mutamenti climatici, i corsi d'acqua incanalati e intubati si rivelano delle vere e proprie bombe esplosive, per la violenza e la quantità concentrata delle precipitazioni in breve tempo: è stato così a Genova, nelle Cinqueterre, in Sicilia e ovunque si sia dovuto piangere la morte di vittime, non del caso o della natura, ma dell'insipienza dell'uomo.
Che la casa di Somma crolli o no, sarà comunque inagibile dovrà essere abbandonata.
Poteva essere previsto? Probabilmente sì. Poteva essere evitato? Probabilmente sì. Del senno di poi, come delle buone intenzioni, sono lastricate le vie dell'inferno.
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