mercoledì 5 maggio 2010

Se l'acqua diventa una merce


Si è costituito o è in via di costituzione a Lavena Ponte Tresa un gruppo di lavoro intenzionato ad attivarsi per la realizzazione del referendum abrogativo di alcuni articoli di legge, la 133 del 2008 e il decreto legislativo 152 del 2006, che sono stati approvati fra il disinteresse della cittadinanza e nell'interesse di qualche privata multinazionale.
Si parla di acqua, un bene primario, diritto insostituibile per la sopravvivenza e per la salute.
Ora, ciascuno di noi potrà avere le sue opinioni a proposito delle privatizzazioni, opinioni liberissime di contrastare con chi vede nella saggia (e onesta) gestione pubblica dei servizi essenziali una conquista di civiltà e di democrazia, ma il concetto che accomuna l'erogazione dell'acqua a quella di altri servizi ( che so? il gas, il telefono, la luce...) ci pare francamente inaccettabile.
Possiamo fare a meno di tutti questi servizi, l'umanità ne è stata priva per secoli e millenni, ma dell'acqua no.
Non esiste altro bene che possa sostituire la buona, casta , umile e francescana sorella acqua, a meno che, come si dice di una famosa regina che abbia offerto brioches a chi chiedeva pane, qualcuno ci proponga di usare "coca cola" in cambio dell'acqua da bere.
Per troppo tempo abbiamo scialacquato, è il caso di dire, il patrimonio inestimabile della pura acqua di fonte, abbiamo permesso che si inquinassero le falde, che si disperdesse da tubi danneggiati e obsoleti, l'abbiamo lasciata scorrere inutilmente da rubinetti guasti e gocciolanti... ora si pretende di porre un rimedio affidando a chi ne trarrà profitto il compito di insegnarci una forzata parsimonia.
Se e quando l'acqua dovesse costare come lo champagne, ci sarà sempre chi potrà permettersela e chi no.
Protestare perchè l'acqua rimanga pubblica ( ma cercando di usarla nel modo più "risparmioso" e corretto), è in definitiva una battaglia per la democrazia.
Questa è una delle rare volte in cui anche alcune istituzioni, qualche comune, fra cui il nostro,e la regione Sicilia, si schierano a fianco dei cittadini contro la mercificazione di un bene inalienabile e sacrosanto. Ceresium non poteva far altro che aderire a questa iniziativa con il proprio sostegno morale e pratico.

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