
L'affermazione è talmente ovvia che rischia di passare per lapalissiana: abbiamo ore e ore di soleggiamento, più che in altri paesi del nord Europa, perfino più della Svizzera ( che ci sovrasta per metri quadrati di pannelli a solare termico, benchè sfrutti in modo massiccio l'idroelettrico per la produzione di energia), eppure siamo il fanalino di coda nell'installazione di nuove fonti rinnovabili.
L'Europa ci impone almeno un 20% di produzione energetica a emissioni zero, con sorgenti energetiche "pulite", ma il ritardo, accumulato da Kioto 2000 in poi, ci mette nell'impossibilità di ottemperare a questo impegno.
Le scelte statali vanno verso il nucleare di quarta generazione che, nell'ottimistica ipotesi che possa essere posto in cantiere subito,( ma dove?) sarà produttivo fra dieci anni e nell'importazione di energia da sorgenti rinnovabili.
Si prospetta, cioè una nuova dipendenza dall'estero: ieri il petrolio arabo,oggi il gas russo, domani il fotovoltaico dalla Germania , che già ne produce per il 18% del suo fabbisogno, o da altri paesi più lungimiranti mentre 'O sole mio. continuerà a brillare inutilizzato
Uno studio CEE afferma che la produzione di energia verde può significare un indotto di 200.000 nuovi posti di lavoro all'anno.
La prosa dei fatti contro la poesia del bel canto. E da noi?
L'installazione di fonti alternative è ancora largamente sperimentale e limitata a pochi pionieri visionari.
Anche questa è Italia.
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