Il binomio business e politica porta a una sempre maggiore sottomissione del territorio e del patrimonio urbano di Milano alla logica del profitto. Una rassegna degli ultimi sviluppi, dal Piano casa della Regione Lombardia fino al verde ridotto ad accessorio per lo shopping e alla trasformazione dell’Università Statale in un supporto per cartelloni pubblicitari.
La Regione Lombardia ha presentato il suo progetto di legge per il piano casa. La bozza di legge lombarda ricalca in parte l’intesa raggiunta tra governo e regioni il 30 marzo scorso, in particolare per quanto riguarda il “recupero degli spazi edilizi inutilizzati” e l’”ampliamento degli edifici residenziali del 20%, ma lo integra con due fondamentali aggiunte: l’abbattimento di edifici e la loro sostituzione con nuove costruzioni con un incremento di volumetria fino al 30% non riguarderà solo gli edifici residenziali, come prevedeva il piano del governo, ma anche quelli industriali. Inoltre la Regione potrà “autorizzare la sostituzione di edifici anche nelle aree storiche o di rilievo naturalistico ambientale, se non compatibili con il contesto”, vale a dire che la Regione avrà la mano completamente libera nell’autorizzare demolizioni e nuove costruzioni di volumetria più ampia anche scavalcando i vincoli delle sovrintendenze, e ciò praticamente ovunque (centri storici, parchi ecc.). L’assessore regionale al territorio e all’urbanistica, il leghista Davide Boni, conferma: “la burocrazia per le concessioni delle Soprintendenze chiede tempi troppo lunghi. E lo ripeto: la crisi non permette altri ritardi”. Il progetto è stato duramente criticato dalle associazioni ambientaliste ma, a sorpresa, anche da Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil, l’associazione delle imprese edili di Milano, Brianza e Lodi, cioè le principali beneficiarie del piano della Regione. Secondo De Albertis il principale problema sta nel fatto che la bozza prevede la possibilità di incrementare il costruito anche per i proprietari di aree pubbliche (cioè Comune e Aler). Il presidente di Assimpredil non vuole la concorrenza del pubblico e propone che il diritto di edificare sulle aree di proprietà pubblica venga dato in concessione ai privati, con in più la possibilità per i costruttori di cambiare liberamente la destinazione degli edifici terziari e produttivi da demolire e ricostruire.
(fonti: Corriere della Sera, 20 maggio, 22 maggio, 8 giugno, 9 giugno, 13 giugno, 18 giugno; Repubblica, 15 giugno, 17 giugno; Milano Finanza, 30 maggio; Libero, 1 giugno; Sole 24 Ore Lombardia, 10 giugno; Sole 24 Ore Plus, 20 giugno)
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www.milanointernazionale.it
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