Non conosco personalmente e me ne duole, il Professor Grimaldi, autorevole studioso della fauna ittica, idrobiologo che ha svolto ruolo di docente , prima, e di Direttore poi, presso l'Istituto Italiano di Idrobiologia e Piscicoltura,oltre che libero docente alla facoltà di Medicina Veterinaria di Milano. La sua competenza è quindi certificata, oltre che dai titoli accademci, dalla ultradecennale collaborazione sul campo con i pescatori, professionisti e non, del Lago di Como e, attualmente, con l'Istituto per lo studio degli Ecosistemi del CNR, situato a Pallanza.
Sentire dalla bocca di un tale luminare delle affermazioni che sono totalmente in sintonia con gli scopi e le campagne di Legambiente non può che rassicurarci sulla validità dei nostri obiettivi e confortarci nel momento in cui tutto sembra congiurare per mettere la vera ecologia in cattiva luce, quasi che attentasse al benessere economico e alla libertà personale di ciascuno.
Riporto , dunque, uno stralcio dall'intervista rilasciata dal Prof. Grimaldi a Vincenzo Bonacci per il periodico "Pianeta Acqua".
"Se ripercorriamo la storia del nostro Paese, vi possiamo distinguere due fasi. Nella prima di esse, iniziatasi subito dopo la fine della II Guerra Mondiale, l'imperativo dominante era quella di uscire più rapidamente possibile dalle rovine del conflittto... pertanto qualsiasi prezzo per il soddisfacimento delle esigenze primarie ( casa e lavoro) appariva a dir poco trascurabile, a cominciare da quello onerosissimo posto a carico degli ambienti acquatici."
Segue l'elenco degli "insulti" portati al nostro sistema idrico di superficie, dagli scarichi industriali al convogliamento delle fognatura e degli scarichi urbani nei laghi e dei fiumi, giudicati a torto, come in grado di risolvere il problema , in virtù del loro perenne scorrere e rinnovarsi.
" Furono questi,pertanto, gli anni delle massicce e fulminee morie di pesci nei fiumi intossicati dali scarichi industriali, nonchè della progressiva alterazione dei popolamenti ittici nei laghi fertilizzati in eccesso dalle acque ricche di fosforo e di azoto, in particolare di origine domestica. Il tutto veniva liquidato dall'opinione pubblica del tempo con un distratto e generico: Cosa volete farci, è il costo del progresso!"
Il professore compie poi un excursus delle leggi e dei provvedimenti amministrativi che si resero necessari, dai primi anni '60 ad oggi, per cercare di contrastare prima e di recuperare, in seguito, i danni incalcolabili provocati nel patrimonio ittico, sia fluviale che lacustre.
" Mi sono soffermato- dice- piuttosto a lungo su quanto è stato fin qui fatto a difesa delle nostre acque dolci e, con esse , del nostro patrimonio ittico per dare unidea dell'IMPEGNO E DEI COSTI MATERIALI CHE TUTTO CIO' HA COMPORTATO. E, AL TEMPO STESSO PER FAR COMPRENDERE QUALI DRMMATICHE CONSEGUENZE POTREBBE AVERE IL NON PROCEDERE ULTERIORMENTE NELLA STESSA DIREZIONE O ADDIRITTURA ARRETRARE RISPETTO ALLE POSIZIONI OGGI RAGGIUNTE CHE OFFRONO, DI NORMA, AMPIO SPAZIO DI POTENZIAMENTO AGLI INTERVENTI GIA' REALIZZATI."
In questo momento storico in cui molti, in nome dell'emergenza della crisi economica mondiale invocano la deregolamentazione e lo sviluppo selvaggio delle infrastrutture, la voce di questo autorevole scienziato settuagenario ci ricorda quanto potrebbe costarci questo comportamento in un futuro prossimo, anche in termini puramente economici.
E non si tratta di una voce ufficiale di Legambiente! Il che è bello e istruttivo.
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