Segnalo all'attenzione dei nostri blogger un romanzo edito da Einaudi in questi giorni:"L'ubicazione del bene" di Giorgio Falco.
Al di là del piacere della lettura, offre un spunto di riflessione per un problema di estrema attualità, in presenza della redazione di Piani di Governo del Territorio.
L'ambiente che Falco descrive è quello dei quartieri suburbani, ma, fatta salva l'ambientazione, i problemi che affliggono i protagonsti del romanzo possono essere i nostri o potranno esserlo in un futuro, nemmeno tanto remoto.
Ciò che rende disperante e disperata la vita nei quartieri "disinfettati" delle villette con giardino di proprietà e doppio box con taverna è la mancanza di senso, l'assenza di relazioni autentiche fra le persone. E' una tesi interessante, che può essere condivisa o meno, ma ciò che è indubitabile resta il fatto che il tessuto sociale si è polverizzato, anche nei nostri paesi, e la "lettura" della carta topografica ci svela come , ad un nucleo storico coeso e compatto, si è sostituita una galassia di costruzioni incoerenti, senza una relazione spaziale che suggerisca la possibilità di aggregazione o socializzazione.
Se pensiamo al nostro paese riusciamo con fatica ad individuare un "centro" che non sia finalizzato all'acquisto e al consumo di beni materiali. La chiesa e la piazza, simboli di tipo confessionale o laico della socialità pre-industriale , sono state sostituite dai centri commerciali, dai locali di intrattenimento nei quali si sosta per il tempo di un caffè. Un disegno lungimirante dovrebbe riflettere su quanto sia importante la visione globale del territorio, come sintesi di spazio geografico e patrimonio storico, per la qualità della vita dei suoi abitanti. La creazione di spazi per la realizzazione di progetti umani e di rapporti solidali e integrati dovrebbe essere preferita all'ipotizzazione di altri "lotti " di edilizia speculativa o dei non mai sufficienti parcheggi. Nel disordinato sviluppo del tessuto urbano, sotto la pressione dovuta all'emersione della classe intermedia, quello che manca è la rivoluzione visionaria di un piano regolatore dell'anima, che non tenga conto solo delle esigenze materiali.
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