martedì 18 maggio 2010

Quando si muove la TV...

Pubblichiamo il carteggio fra Legambiente e vari enti e personalità regionali, fino a Ceresium, come ultima ruota del carro. Ho troppa stima dei lettori di queste note per suggerire interpretazioni di sorta: ciascuno si formi la prpria opinione. Buona lettura.
Caro Damiano,
sono la presidente del circolo Legambiente Ceresium, quindi , in qualche modo, "territorialmente competente" per quanto riguarda la zona incriminata del cuassese ( tra Cavagnano e Ghirla, per la precisione) in cui è stato girato il servizio di striscia.
Per quanto riguarda le comunicazioni che sono passate attraverso i signori che sono stati intervistati, non trovo, personalmente, che abbiano fatto disinformazione... si sono limitati a dire l'ovvio ( sulle frane, sul paesaggio, sulla qualità del'aria eccetera), ammetto che l'accostamento alle immagini del servizio poteva essere strumentale, ma niente di più.
Non metto in dubbio che il taglio fosse fatto secondo le norme vigenti( regio decreto del 1925 o giù di lì) in un periodo in cui l'economia del varesotto era ancora agro-pastorale, ma resta il fatto che questi tagli si susseguono con frequenza e, soprattutto, lasciano il cippato e la ramaglia ( con scarso valore commerciale) ammucchiata al suolo e facile esca di eventuali incendi , per altro già verificatisi e frequenti in quelle stesse zone. Questo per puntualizzare che non mi associo al sensazionalismo dello scoop, che è un po' la cifra della trasmissone (e , in particolare, di Laudadio che , sia detto per inciso, ha casa da quelle parti e ha già fatto campagna contro i tagli dei boschi sulla stampa locale e in TV), ma per fare chiarezza.
Mi sono permessa di pubblicare le mie osservazioni sul Forum di Vecchia Valganna, ribadendo le ragioni di chi si associa a Legambiente, malgrado il potenziale pregiudizio di chi vede l'ambientalismo come fumo negli occhi e ci accusava di solamente denunciare senza far niente.
Non conosco nè il sedicente rappresentante di Fare Natura, nè il signore definito di Legambiente dalla didascalia, ma ritengo che le polemiche fra i diversi enti che si occupano di ambiente sono dannose, prima di tutto, all'ambiente stesso, perchè ci tolgono credibilità e ci accomunano nel popolare sentire, ai litigiosi politici che danno così cattiva prova di sè sulle varie ribalte mediatiche.
La presenza della ministra Prestigiacomo era pleonastica: ha ringraziato " di essere stata informata di quanto avviene sul territorio" perchè, a suo dire, "è sempre difficile controllare". Abbiamo la sede della Forestale a un tiro di schioppo dai luoghi in questione, non aggiungo altro. Questo a proposito di abbagli.
Quel che trovo singolare è che si commenti il filmato senza averlo visto, come spesso accade quando si innesca una polemica, soprattutto quando la reazione è "di pancia", ma magari sinceramente motivata da altri episodi precedenti .
Pubblicherò questa stessa lettera a commento del blog per completezza d'informazione, ma tengo a precisare che il video in questione è comparso sul sito di Canale 5 e anche altrove.
Cordialmente.


Milena Nasi Benetti



From: Damiano Di Simine
Sent: Monday, May 17, 2010 1:59 PM
To: ceresium.legambient@alice.it
Subject: [Fwd: Re: Vergognoso attacco alla selvicoltura su "Striscia la notizia"]

Cari, dal momento che il video appare sul vostro sito, tenete conto dell'enorme abbaglio che ha preso il gabibbo (e del resto non è certo la prima volta...) e valutate se mantenere il video e, nel caso, se affiancarlo con una presa di posizione del circolo, che spieghi la situazione.

ciao damiano

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9 commenti:

perepe ha detto...

Sono un tecnico forestale professionista e mi permetto di fare alcune precisazioni per quel che lo spazio mi consente. Il ceduo, per quanto apparentemente molto impattante, è una pratica che ha ancora delle ragioni di essere. Dal ceduo di castagno si ottiene es. paleria che andrebbe utilizzata di nuovo in agricoltura al posto di materiali non naturali e non riciclabili e si usa in ingegneria naturalistica e per staccionate, al posto di legname trattato con impregnanti chimici; perché il castagno è naturalm. inattaccabile dai funghi. Un ceduo di cast. lasciato invecchiare determina spesso uno squilibrio tra la parte epigea, troppo sviluppata, e le radici, per cui la ceppaia tende a ribaltarsi scoprendo il terreno e innescando fenomeni di dissesto. Quindi un ceduo di cast. non va lasciato a se stesso come spesso accade, ma va ceduato prima che invecchi, oppure trasformato favorendo l'ingresso di nuove specie; in questo 2° caso si tratta di interventi complessi e non remunerativi che richiedono finanziamenti pubblici, sempre meno disponibili per la selvicoltura. Le ramaglie lasciate a terra sono importanti per l'ecosistema perché consentono di reintegrare almeno in parte la fertilità del suolo. L'ideale sarebbe spezzettarli e spargerli perché si decompongano prima, ma la gente non apprezzerebbe, quindi si creano piccoli cumuli che devono essere collocati lontano dai fusti lasciati in piedi, per evitare, in caso malaugurato di incendio, che il fuoco passi in chioma. Sono solo alcune delle cose che andrebbero dette. In generale la selvicoltura è un mondo molto complesso e ormai poco conosciuto. E' giusto esprimere opinioni, eventualm. discutere sull'opportunità della pratica del ceduo. La disinformazione deriva dal parlare in modo approssimativo di cose che non si conoscono, spacciandosi per esperti e banalizzando a tal punto da far risultare "ovvietà" cose che non lo sono affatto.

Giovanni Maiandi

italo ha detto...

sono vecchio abbastanza da ricordare tempi in cui i boschi erano diradati con anche maggiore frequenza, ma a quanto pare non lo sono abbastanza da ricordare la "benefica" pratica di abbandonare "in loco" la minutaglia, fino al punto di rendere impercorribili i sentieri. Giro per boschi da sempre, e non per questo sono competente di "selvicultura" - anzi! pero' grazie al cielo so distinguere un faggio da un castagno, anche se alcuni commentatori adesso sembrano ne facciano tutt'uno; e poco di la' del confine, nel Malcantone, mi e' capitato negli ultimi due anni di trovarmi in mezzo a tagli di boschi su vasta scala; ebbene, se la pratica di lasciar li' i rottami e' benefica, allora si vede che gli svizzeri non lo sanno, dato che dopo avere tagliato l'iradiddio hanno lasciato il terreno in condizioni migliori del tappeto di casa mia. Ci sara' senz'altro dell'esagerazione in quel di striscia, anzi ne sono sicuro, ma la difesa intransigente e del tutto "a priori" dell'opera di qualunque boscaiolo, non mi pare la reazione migliore da parte della associazione dei boscaioli

Anonimo ha detto...

Sarebbe molto interessante che i giornalisti che affrontano un argomento a loro alieno si informino presso qualche istituzione preposta, presso tecnici competenti, e non facciano di un'opinione di non si capisce bene di chi (Legambiente?)uno spaccato della realtà forestale, soprattutto con esempi del tutto fuorvuianti (il taglio illustrato nel video è un'utilizzazione del tutto lecita e tecnicamente valida, oltrechè coerente colla salvaguardia dal dissesto idrogeologico). La semplificazione del messaggio dal punto di vista giornalistico non deve inficiare la correttezza informativa e il pluralismo delle opinioni.
Se poi si vuole criticare una legge con risvolti tecnici si portino contributi tecnici di uguale spessore.
Se si vuolo criticare la mancanza di controlli si porti ad esempio anche altri settori di attività con risvolti ben peggiori (abusivismo edilizio in ambiti naturalistici rilevanti o con ripercussioni sul deflusso idrico e sulla sicurezza pubblica).
Ci sono interventi irrazionali sul patrimonio forestale: l'abbandono, che oltre all'effetto economico (importazione dall'estero, perdita di competitività di alcuni comparti della trasformazione, scomparsa dell'occupazione qualificata), ha ripercussioni sia sulla biodiversità che alla stabilità dei versanti, alla regimazione idraulica, alla fruizione, ecc.
Date per cortesia voce a chi nel bosco e col bosco ci lavora tutti i giorni e non solo a chi usa argomenti da campagna consensi!
Andrea

enrico somersalt ha detto...

apprezzo la misura degli interventi registrati sopra a difesa dei silvicoltori. Si sa che i boschi vanno tagliati e anche che un bosco appena tagliato ha spesso un aspetto, come dire, desolato, spelacchiato; ma di qui al gridare all'abuso ce ne passa, e c'e' stata di sicuro molta superficialita'. Non e' una sorpresa, visto che la campagna di Laudadio e' cominciata molto tempo fa denunciando il degrado *generale*, a suo dire, della zona del Poncione (di Ganna). Questo suo punto di vista alquanto radicale ha destato qualche perplessita' fra coloro che quella zona l'hanno a cuore: vedere il Forum Valganna. Pero', che questo punto di vista rifletta una opinione di Legambiente non mi risulta proprio, e anzi fino al servizio di striscia non ci risultava che fossero mai avvenute prese di contatto con i circoli di Legambiente interessati per territorio.
Apprezzo molto i chiarimenti di Perepe, ma mi chiedo come faccia ad essere sicuro che le senza dubbio appropriate procedure che lui descrive vengano seguite sempre sul terreno? io ho esperienza diretta di casi in cui i "mucchietti" che dice lui sono stati accatastati *direttamente* contro i tronchi degli alberi superstiti, di altri in cui gli stessi "mucchietti" sono stati costituiti con cosi' poca attenzione alla conformazione del terreno, da rotolare poi giu' nel letto di qualche ruscello - che
non mi pare una bella cosa , o no? E siamo certi che l'apertura di piste ad uso dei mezzi venga sempre effettuata con l'opportuno senso di misura, cercando di non alterare irreversibilmente la topografia? Col massimo rispetto per tutti gli addetti che svolgono il loro lavoro con cura e competenza, devo segnalare che da queste parti una certa diffidenza e' stata alimentata da una somma di episodi, volta a volta annotati e ponderati senza fare del sensazionalismo. Per non parlare di un certo disboscamento (definitivo) che quelli di Lavena hanno tutti i giorni sotto gli occhi e che ci ha cambiato le cartoline, sul quale avremmo
tanto voluto sentire un "addetto ai lavori" che eccepisse. Vero e' che non si e' sempre trattato di boschi, per cui i silvocoltori potrebbero chiamarsi fuori; ma di tagli pur sempre si trattava, e a fatti compiuti si e' sempre trovato un tecnico di qualche tipo che avallava.
Insomma gli addetti ai lavori la loro immagine farebbero forse bene a curarsela da se', senza presumere troppo della abilita' del pubblico a fare dei "distinguo". Specie in questi tempi in cui, bene o male, la sensibilita' ambientale cresce, anche a rischio di facilonerie e cantonate e falsi allarmi; e in cui "basta chiedere all'ufficio competente" suona male alle orecchie di molti Italiani ("per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno", stava scritto nei bar di una volta).
Infine , e' probabilmente vero che queste persone che nel bosco lavorano del bosco siano i maggiori competenti; pero' non vorrei che le loro reazioni si avvicinassero troppo a dire che di conseguenza i boschi sono affare loro, in cui i non addetti non si devono immischiare. Perche' questo non e' ne' vero ne' giusto. Siamo contenti che ci si spieghino le cose, specie quando si tratta di un patrimonio comune. Proprio l'informazione e' il modo migliore per prevenire...la disinformazione, gli equivoci, e i sensazionalismi .

mile.na.be ha detto...

Sono piacevolmente sorpresa dalla messe di commenti a questo post... è esattamente lo scopo per il quale ci si affanna a divulgare quelle notizie che, a volte anche con un minimo di sciovinismo, si vorrebbe che rimanessero confinate alle agende degli addetti ai lavori.
Benissimo vengano le precisazioni e le informazioni di chi se ne intende... magari ce li trovassimo altrettanto agguerriti ai vari convegni o manifestazioni in favore del territorio, i primi a esserne grati saremmo proprio noi, che a torto o a ragione ci sentiamo definire "ambientalisti" con una vena di fastidio o commiserazione.
Avrei qualche obiezione da portare all'utile puntualizzazione degli addetti:
1- il fatto che ci siano altri abusi ( e ci sono) in campo urbanistico ed edilizio non giustifica affatto chi ne compisse di meno gravi in fatto di silvicoltura ( ritengo questa una spiacevole sovraestensione del concetto "tutti colpevoli, nessun colpevole");
2- il rilascio al suolo del cippato e delle ramaglie in modo indiscriminato ( come capita di vedere e a questo proposito invito ad un giro sul già citato Forum di Valganna) e quello che segue um piano razionale di coltivazione sono agevolmente distinguibili anche da un profano come me, per cui se si protesta, di solito lo si fa a ragion veduta;
3- la ceduazione è di sicuro una pratica da salvaguardare: nonostante ciò che pensano i più, uno dei motivi di lamentela di Ceresium ( fra gli altri) è sempre stato l'abbandono e l'inselvatichimento delle selve, per cui si sono sviluppati incendi e dissesti a causa dei riali intasati di foglie e ramaglie, a volte di tronchi interi che poi si riversano nel lago a causa delle piene.
Ho già detto che il servizio di Laudadio mi è parso largamente provocatorio e, in parte, strumentale alla sua tesi, se questo fosse servito a risvegliare l'interesse e la sollecitudine degli addetti al controllo e alla corretta informazione, potremmo dire che non tutto il male vien per nuocere.
er dire una parola di pace

mary poppins ha detto...

SE i giornalisti fossero corretti,
SE gli operatori fossero sempre coscienziosi,
SE i controllori controllassero il giusto,
SE i vari soloni che ci sono prodighi di illuminazioni e dotte considerazioni lo facessero anche quando non si sentono direttamente attaccati,
SE si chiudesse la stalla prima e non dopo che scappino i buoi,
FORSE non staremmo qui a chiederci cosa sta succedendo nei nostri boschi.

perepe ha detto...

C'è stato un attacco generalizzato a un settore, che tutti vorrebbero tutelasse gli interessi della collettività, ma di cui gli organi d'informazione (e anche chi detiene i cordoni della borsa dei soldi pubblici) si ricordano solo in occasione di frane e incendi. Le reazioni di tutti gli ambienti di questo settore, compresi i più autorevoli, testimoniano che non si tratta semplicememte della coda di paglia di qualcuno, ma dell'indignazione degli addetti per un'informazione malfatta.
Se si fosse trattato di un abuso, qualcuno avrebbe tutt'al più ricordato che esiste anche una selvicoltura rispettosa, ma per quanto si poteva vedere nel servizio, non c'era nulla in quel taglio che giustificasse le critiche che venivano mosse. Non si sta a difendere a spada tratta qualsiasi taglio, qualsiasi operatore, qualsiasi tecnico in quanto tale. Siamo i primi a denunciare la situazione della selvicoltura in Italia: l'abusivismo avallato dalla carenza di controlli, l'arretratezza, l'approssimazione di tecnici, operatori, controllori, amministratori, l'inadeguatezza di molte norme. Sono realtà che convivono con esempi virtuosi. Ma quanti sono in grado in Italia di distinguere tra buone e cattive pratiche selvicolturali oggi? In varie Regioni, si sta combattendo una battaglia per migliorare la qualificazione professionale delle imprese, schiacciata verso il basso dalla concorrenza sleale degli abusivi e dalla mancanza di riconoscibilità sociale dei mestieri legati alla gestione del bosco. Ma ciò di cui si ha bisogno per migliorare sta esattamente agli antipodi rispetto al servizio di Laudadio e agli interventi dei suoi due interlocutori.
Per la cronaca: http://www.rivistasherwood.it/blog/486-max-laudadio-risponde-a-sherwood.html

mile.na.be ha detto...

Ringrazio perepe per l'ulteriore commento. Sono d'accordo su tutta la linea ( mi viene in mente che , per esempio, per l'abbattimento del platano sul lungolago di Lavena,attaccato dal cancro colorato, avevamo a lungo implorato il chiarimento di tecnici, perchè a nostro avviso non si erano rispettate tutte le regole di profilassi per evitare il contagio agli esemplari superstiti): il vero problema sono i controlli e la disinvoltura con cui, per troppo tempo, si è abusato del verde, come se fosse inesauribile. Magari la posizione di chi ha un approccio professionale e di chi invece è più idealistico e"romantico", non sono proprio identiche, ma poichè il fine ultimo è la corretta gestione del patrimonio arboreo comune, penso che facendo chiarezza si possa utilmente collaborare, nel rispetto delle rispettive priorità.

Anonimo ha detto...

Il problema rimarcato è che l'informazione pubblica non dà spazio al mondo forestale. I soggetti coinvolti, ogni qualvolta si affronta un argomento attinente al bosco, nelle varie forme di informazione sono o gli enti con un taglio generico o le associazioni che conducono spesso solo battaglie ideologiche. Diciamo che col servizio di Striscia si è solo estremizzato questo uso dell'informazione (leggi disinformazione) non tenendo conto non solo delle opinioni altrui, ma neppure del significato tecnico, economico, culturale della gestione di un patrimonio comune, quale l'ambiente boschivo. Non c'è dubbio che il settore economico sia piano piano diventato marginale, ma proprio per l'attivazione in particolare in alcune regioni del nord di strumenti di innovazione (denuncia informatizzata, definizione di una normativa regionale più rispondente all'attualità, formazione degli operatori forestali, valorizzazione delle filiere bosco-legno-energia) l'interesse e la gestione stanno cambiando il passo. Il problema dei controlli in Italia spazia in vari settori e non giustifica mai le inosservanze nè il lassismo: il mio riferimento era semplicemente alle ricadute dirette di alcune azioni illecite, a differenza di un taglio eseguito malamente per colpa o dolo.
Ancora una volta in più vorrei indicare nel tecnico forestale (professionista responsabile) la via per dare valore e responsabilità alla gestione di ogni intervento in bosco.
Andrea