giovedì 20 maggio 2010

E con questo faccciamo il punto della situazione.


Nella serie di commenti al post precedente si possono trovare numerosi spunti di riflessione e chiarimenti tecnici, dei quali ringrazio sinceramente i commentatori: c'è sempre da imparare e più se ne sa, di questo come di altri argomenti, meno ci si farà infinocchiare dai più furbi e si potranno controllare i manovratori!
Per aggiungere altre informazioni posto la risposta di Damiano di Simine alla mia mail del 17.05.2010.

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Riguardo al casino che è scoppiato, ci sono alcuni punti fermi.
Uno è che il giornalista Laudadio, invece di dare la notizia e assumersene la responsabilità, si è fatto astutamente coprire le spalle dalle associazioni ambientaliste, in particolare da FareAmbiente (che è una associazione che non conosce nessuno e quindi sarebbe stata disposta a camminare sul cadavere di un panda pur di apparire in televisione) e Legambiente, che è stata 'ingannata' al suo livello nazionale, nel senso che, da quanto ho capito da Nicoletti, gli è stato chiesto di partecipare ad una trasmissione sul tema delle gestioni forestali in Italia... e poi si è ritrovata il video sul ceduo di Cuasso. In ogni caso tutto quanto riportato da Nicoletti è condivisibile e quindi noi non dobbiamo 'ritrattare' niente, certo se avesse saputo del boccone avvelenato avremmo potuto evitare di apparire in un contesto che non meritava la nostra presenza.
Un altro è che quella trasmissione davvero ha fatto un danno: da decenni diciamo che bisogna riavviare, ovunque possibile, la filiera produttiva del bosco, che non significa 'disboscare' ma far sì che ci siano le condizioni affinchè l'utilizzo sostenibile delle risorse forestali, e in primo luogo il legname, alimenti un'economia legata al territorio e anche, perchè no, alla produzione energetica da fonte rinnovabile (qual è il legno ricavato da foreste gestite). Si tratta di una scommessa per nulla facile, ma certo se chi vuole costituire imprese forestali viene 'scoraggiato' da questa comunicazione, diventa tutto ancora più difficile.
Infine, sul famoso regio decreto del 23: è il decreto che istituisce il vincolo idrogeologico, se non è mai stato modificato è anche perchè non c'era ragione di modificare un vincolo che interessa molte superfici forestali impedendone la cementificazione e che, nel tempo, è stato integrato da altri vincoli. NON è la legge a cui si devono attenere i boscaioli. L'utilizzo del bosco risponde alla recente (ottima) legge forestale regionale, che disciplina il modo e i limiti in cui si attua il prelievo forestale, si tratti di boschi cedui (come in questo caso) o d'alto fusto, e stabilisce anche le modalità di gestione dei residui di taglio. Per questa legge, non è affatto sbagliato lasciare sul posto i residui di taglio (con alcuni accorgimenti: ammucchiati in piccoli cumuli adeguatamente distanti tra loro, ecc. per ): serve ad offrire rifugio alla fauna minore e a consentire la lenta restituzione al suolo, attraverso la decomposizione, del carbonio e dei minerali essenziali per mantenere nel tempo la fertilità del suolo. Sarebbe molto peggio bruciarli o portarli via. Sulla frequenza dei tagli: per i cedui la frequenza è stabilita dal turno di taglio: trattandosi di boschi governati per produrre esclusivamente legna da ardere, il turno normalmente varia tra gli 8-10 (per i boschi di robinia), i 10-12 (per i castagneti) e i 15 -20 anni (per le faggete in quota).

Tutto è bene quel che finisce bene...? ai posteri l'ardua sentenza.

6 commenti:

Unknown ha detto...

Sento parlare della silvocultura come fonte di energie rinnovabili. Immagino si parli di legna da ardere (cosi' almeno leggo nelle ultime righe). Nel libro di G. e C.Buzzi "Lavena- P.T., vicende e Documenti" (1990, a cura della Parrocchia di Lavena) a pg. 197 e segg. trovo riassunta una perizia tecnica esperita nel 1838, che stimava che per far fronte al fabbisogno di 80 famiglie occorressero 1100 pertiche di bosco (che mi pare corrispondano a 660000mq) *con taglio settennale* (credo perche' si trattava essenzialm. di fascine). Per queste necessita', i boschi comunali di Lavena non erano sufficienti, e da qui la perizia tecnica, xche' a causa della scarsita' a Lavena "sparivano anche le siepi di confine". Confrontato all'attuale, il fabbisogno per famiglia doveva essere irrisorio, anche tenendo conto che i metodi odierni di riscaldamento sono molto piu' efficienti...e 80 famiglie sono proprio poche. Oggi non si tratta piu' di fascine, e si parla di taglio 18-ennale, che equivale a moltiplicare per ~2.5 la superficie . Sono perplesso. Dove trovo maggiori dettagli?

Unknown ha detto...

dove ho scritto "i metodi moderni di riscaldamento" ho dimenticato di aggiungere "a legna".

enrico somersalt ha detto...

benissimo. Adesso si' che ci siamo: i commenti di "Perepe", tecnico forestale, al post precedente rendono un eccellente servizio al chiarimento di questa controversia, e da parte mia lo ringrazio. Mi pare stabilito che:
1) Legamb. va distinta da Laudadio. Puo' esserci stata qualche ingenuita' da parte di elementi di Legamb., ma dietro l'intervento di Laud. NON c'e' una spinta di opinione di Legamb., e si e' mosso di sua personale iniziativa. E' importante dirlo, xche' sono in tanti ad aspettare occasioni per poter cogliere in fallo Legamb.
2) Cio' nonostante, il sensazionalismo di Laud. puo' avere avuto l'effetto positivo di richiamare l'attenzione pubblica sulla questione della gestione dei boschi, che secondo me si avvia a diventare critica, come tutte le questioni che riguardano la gestione delle risorse naturali. E' opportuno che la gente venga informata sulla economia silvana, ed e' anche bene che i silvocultori, che sono la fonte naturale di questo tipo di informazione, evitino la tentazione della autoreferenzialita' ("quello che facciamo lo facciamo bene, e chi non lo sa si informi"). Anche perche':
3) controllo: la pressione sui boschi andra', e' facile prevedere, sempre aumentando, e prima o poi (e speriamo che "prima" non sia gia' diventato ieri) le buone norme sulla carta e le ottime intenzioni non basteranno piu'. Ci vorra' molta attenzione, da parte del pubblico, e soprattutto da parte di persone come perepe, che proprio grazie alle loro competenze la funzione di vigilanza la possono svolgere meglio di noi.

mile.na.be ha detto...

A torotela : Per informazioni penso che potresti cercare nel sito di Sherwood(rivista ufficiale dei forestali); http://www.rivistasherwood.it/index.php
sono in gran fermento per questa faccenda del servizio di Striscia, per cui, magari, qualche notizia dedicata la puoi chiedere a loro.
Per quanto riguarda Legambiente, non c'è niente da aggiungere alla precisazione fatta da Damiano Di Simine. La cosa che mi dà fastidio è il tono di sufficienza che usano gli addetti ai lavori con gli " ambientalisti della domenica" come siamo stati apostrofati, facendo di tutta l'erba un fascio, secondo le migliori tradizioni italiche.
Personalmente sono dell'opinione che sia meglio allarmarsi per niente, piuttosto che lasciar correre e poi gridare aiuto.
"L'è mej vegnì ross prima che smort dopo".

Unknown ha detto...

grazie mi.le., ma fin che e' possibile preferisco non chiedere al cuoco, pure se ottimo, se la sua bistecca e' buona. La domanda l'ho posta qui xche' qui sopra e'proprio legambiente che parla di silvocultura come fonte rinnovabile

mile.na.be ha detto...

beh, non è che ho trovato molto in giro... su questo link c'è poco più dell'ovvio, con dati relativi al consumo ma non per il rinnovamento del ceduo
http://www.teatronaturale.it/articolo/395.html
Questa è una vera e propria lezione sul ceduo, io l'ho trovata interessante... non so se risponde ai tuoi interrogativi, però

www.unifi.it/off_form/...files/.../IL%20GOVERNO%20A%20CEDUO.ppt

questo articolo è interessante in quanto parla della produzione di legna da ardere fatta sugli incolti ecc ecc
www.dibaio.com/ilcamino/IC-089-09.htm
se trovo qualcos'altro te lo segnalo