
Da sempre le nostre montagne sono fra le più ricche di corsi d'acqua: dopo ogni pioggia, tendendo l'orecchio, è possibile sentire lo scroscio dei mille rivoli che si precipitano a valle, dando una voce inconfondibile ai nostri boschi.
Nel passato l'oro "bianco" dell'energia idroelettrica ha attirato su fiumi e torrenti delle Alpi centrali gli investitori della pianura, che ne hanno tratto lo slancio per la prima , vera industrializzazione in Italia. La canalizzazione, e il successivo sfruttamento della forza dell'acqua, è sempre stato considerata un modo pulito, ecologico e rinnovabile per produrre quell'energia elettrica di cui il mondo contemporaneo ha sempre più fame.
Leggo da un articolo di Paolo Rumiz, giornalista e scrittore fra i più attenti alla conservazione delle tradizioni locali e profondo conoscitore delle nostre montagne, Alpi e Appennini, nonchè appassionato ciclista globe-trotter, che in Valtellina si è scatenata la rivolta delle popolazioni contro le centrali idroelettriche.
Potrebbe essere l'ennesimo esempio del "not-in my-backyard", cioè fuori da casa mia, "non nel mio cortile": un atteggiamento che contraddistingue l'opposizione delle comunità locali contro quelle infrastrutture che, a torto o a ragione, vengono mal considerate e poco tollerate.Invece la protesta valtellinese, a due passi da casa nostra, è giustificata dai numeri che vi cito: con 300 opere di presa sui corsi d'acqua , 500 chilometri di condotte e gallerie e il 91% delle risorse idriche già sfruttate, la Vatellina è , letteralmente, agli sgoccioli. Fornisce, da sola, l'11,1% dell'energia idroelettrica nazionale e quasi la metà di quella lombarda; ben 600 chilometri di fiumi e torrenti ( seicento... nella sola Valtellina!) sono a rischio d'inaridimento, e , ciò nonostante, si parla di perforare, incanalare e vampirizzare anche le ultime vene acquifere per ricavarne nuove attività. Un tempo gli impianti fornivano lavoro ai valligiani, ora le strutture, ormai ammortizzate, sono lasciate decadere lentamente e fruttano solo i dividendi principeschi alle SpA che ne hanno il possesso e la gestione.
La protesta economica e quella ecologica si sono sommate, trovando al proprio interno tutte le associazioni, ambientaliste e non, che hanno a cuore le sorti della montagna.
E allora? Come uscire dall'impasse "meno carbonio, più energia" se una delle fonti realmente prive, o quasi, di emissioni, va lentamente esaurendosi a sua volta?
La soluzione può essere quella di sfruttare la sola fonte immediatamente disponibile : il risparmio energetico. Quel primo 20% dei tre che sono l'obiettivo datosi dalla Comunità Europea per il 2020: 20% risparmio, cominciando da subito.
( l'articolo citato è comparso su La Repubblica del 8.05.09- Nell'immagine un invaso della Valtellina)
per approfondimento seguire il link
http://www.scienze.tv/node/360&usg=__CicUeDCnd2xmVMds-R5DTAgioRI=&h=224&w=250&sz=15&hl=it&start=30&tbnid=UDv2fo9-zfPlyM:&tbnh=99&tbnw=111&prev=/images%3Fq%3Dvaltellina%26gbv%3D2%26ndsp%3D18%
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