
Il Consiglio Regionale lombardo ha modificato la legge regionale(L.R. 26 del 2003 come modificata dalla L.R. 18 del 2006) con la quale si determinava, di fatto, la privatizzazione della rete idrica, obbligando i Comuni a mettere in gara d'appalto la gestione degli acquedotti.( vedi nostro post del 21.11.08)
E' una vittoria per quei 144 sindaci che avevano promosso il referendum contro la norma che pretendeva di regolare il sistema idrico integrato, determinandone di fatto la sottrazione al controllo pubblico per favorire il profitto ( eventuale) delle società private, mentre non si interveniva affatto sulla razionalizzazione delle reti di distribuzione, che versano in pessime condizioni da sempre.
La posizione compatta e trasversale dei sindaci lombardi che hanno sottoscritto il referendum, ha ottenuto la sospirata abrogazione della normativa proposta come "panacea" dei problemi connessi alla gestione degli acquedotti.
Il contrasto al privato- a- tutti -i- costi non nasce da posizioni ideologiche, ma dalla constatazione che, laddove la privatizzazione è stata autorizzata, le bollette sono aumentate senza che la qualità del servizio sia migliorata significativamente.
La decisione del Consiglio Regionale ribadisce il principio secondo cui reti e impianti devono rimanere interamente pubblici.
Ci si augura che tale posizione illuminata sia condivisa anche nella campagna "STOP AL CONSUMO DEI SUOLI" che vede il sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI) in prima linea per la raccolta di firme a sostegno della proposta di una legge regionale d'iniziativa popolare che si oppone all'esasperata cementificazione dei territori.
Vorrà il nostro sindaco schierarsi senza ambiguità con questa proposta? "Ai posteri l'ardua sentenza"
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