sabato 13 dicembre 2008

Una battaglia di retroguardia.



Trincerare dietro le difficoltà economiche, nazionali e globali, la propria sfiducia nella ricerca di nuove soluzioni energetiche, alternative ai carburanti fossili, non solo è un atteggiamento rinunciatario e passivo, è un grande fraintendimento.
Le vere rivoluzioni non si fanno con i pannicelli caldi, ma costano sangue e sudore: dovremo cambiare il nostro punto di vista sul mondo, saremo costretti a farlo, volenti o nolenti. Cavalcare la congiuntura sfavorevole può condurre a due diverse mete: la recessione involutiva o l'innovazione evolutiva. Attaccarsi ai modelli economici ed energetici a cui siamo abituati, significa incatenarsi al passato, a un'economia di impianto ottocentesco, mentre il futuro ci spalanca scenari in cui l'idrogeno, il solare fotovoltaico, il geotermico e l'eolico possono supplire alla fame di energia del 21°secolo, dando una svolta alla storia dell'umanità.
Le scelte politiche di questi giorni sono basilari per incamminarci nell'una o nell'altra direzione: seguire l'Europa, in questo momento, è la sola opzione che può garantirci delle prospettive coraggiose, anche se dure e difficili. La formula 20-20-20, proposta a livello comunitario , ci impegna a ridurre del 20% le emissioni di gas serra, di migliorare del 20% l'efficienza energetica e produrre almeno il 20% del fabbisogno energetico con fonti alternative rinnovabili: mettersi per traverso e minacciare impossibili secessioni non è solo improponibile, è velleitario.
Ripiegarsi sugli egoismi particolari e rigettare la visione di un mondo diverso, più rispettoso dell'ambiente nell'utilizzare consapevolmente e sostenibilmente le risorse del suolo, dell'acqua e dell'aria, può segnare la fine definitiva della nostra cultura, e, se vogliamo, della stessa civiltà occidentale.

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